Il teatro fa bene, Eni lo porta in Mozambico
GliStatiGenerali.it
Ce lo chiediamo ogni volta: il teatro fa bene? Sull’efficacia – mediata o immediata – della prassi teatrale si discute da secoli. A partire dalla famosa “catarsi” aristotelica, che non si è capito mai, in fondo, cosa sia. Però è innegabile che il teatro abbia un suo modo per “colpire”, per cambiare, possibilmente in meglio. Cambia chi lo pratica: l’uomo che si fa attore innegabilmente raggiunge livelli di intensità, di energia, di ascolto e consapevolezza unici. Non è un caso che il percorso di grandi maestri del teatro – Jerzy Grotowski, Peter Brook, Eugenio Barba – si sia indirizzato e forse evoluto in una ricerca “spirituale” dell’individuo attraverso il teatro.
Ma il teatro fa bene anche a chi lo riceve: agli spettatori, insomma. Dall’incontro tra due comunità – quella degli attori e quella del pubblico – scaturisce sempre (o quasi) qualcosa di diverso: uno scambio di energie, di saperi, un dialogo che porta lo spettatore altrove. È questa la famosa catarsi? Non so: sta di fatto che non si esce mai indifferenti da uno spettacolo, nemmeno dal più noioso. Ed è bello scoprire che “Il teatro fa bene” è il titolo, immediato ed efficace, che Jacopo Fo ha voluto dare a un progetto davvero significativo.