Il teatro fa bene

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Nel cuore verde d’Italia, a due passi da Gubbio dove 35 anni fa Jacopo Fo ha fondato la Libera università di Alcatraz, si sta lavorando alle prove di uno spettacolo particolarissimo: una pièce che s’ispira alla tradizione drammaturgica italiana più antica, quella di Giovanni Boccaccio, piena di frizzi, lazzi, sensualità, scritta dallo stesso Jacopo col padre Dario, e recitata da un gruppo di attori mozambicani. Uno spettacolo (anche) di educazione sanitaria da portare in giro per il Nord di quel Paese, di villaggio in villaggio, per vincere nella popolazione l’antica ritrosia verso i bianchi coi camici bianchi che fa preferire loro i curanderos, gli sciamani.

Il cicaleccio di un bosco umbro, a volte quasi assordante nella calura di luglio, viene per un attimo sovrastato da un canto in falsetto. Note gentili, per parole in portoghese. Poi, sempre in lingua lusitana, due donne di colore cominciano a parlare fitto fitto, finché una voce fuori campo le interrompe, in un italiano con chiaro accento milanese, che mescola battute in spagnolo: “Alt, un momentito, rifacciamola”.

Benvenuti al Teatro fa bene e questa piccola Babele artistica è solo un assaggio di un progetto di comunicazione sanitaria promosso, in Mozambico, da Eni Foundation attraverso la commedia.

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